Pubblichiamo, per la sua eccezionale importanza storica e politica, il carteggio telegrafico intercorso fra Stalin e Mao Tse-tung nel gennaio 1949 (preceduto da uno scritto di C. L. Tikhvinsky). I testi sottoriportati sono stati pubblicati dalla rivista Revolutionary Democarcy di Delhi, India, per cortese concessione della rivista "Novaya i Noveishaya Istoriya", n. 4-5, 1994, pp. 132-40 (che ha tratto i documenti dall'Archivio del Presidente della Federazione Russa). I testi in lingua russa sono stati tradotti in inglese da Satyabhan Singh e Tahir Asghar; la traduzione dall'inglese in italiano è della nostra redazione.
Dal carteggio Stalin-Mao emerge con chiarezza che l'URSS staliniana appoggiava decisamente, anche in quegli anni, la rivoluzione e le lotte antimperialiste in tutto il mondo; e ciò a smentita delle consuete accuse, lanciate contro Stalin da trotzkisti, revisionisti e borghesi, secondo le quali egli guardava con disinteresse allo sviluppo dei processi rivoluzionari perché affetto da nazionalismo o perché intendeva "spartirsi il mondo" d'accordo con le potenze imperialiste. Nonostante le fondate riserve che egli aveva sulla realtà interna del Partito Comunista Cinese, Stalin - che distingueva con grande lucidità le tappe del processo rivoluzionario - aveva ben chiaro, a quell'epoca, che in Cina il compito principale era la formazione di un governo rivoluzionario antimperialista e lo sviluppo di un regime di "democrazia popolare" che adempisse i compiti della lotta antifeudale e antimperialista e preparasse la transizione alla società socialista.
Nel 1949 la situazione aveva subìto mutamenti radicali: l'Esercito Popolare di Liberazione aveva acquistato la superiorità numerica sull'esercito del Kuomintang, il ritmo di avanzata delle forze popolari era diventato più rapido, il regime interno del Kuomintang era in pieno disfacimento: l'intromissione delle potenze imperialiste, e in primo luogo degli Stati Uniti, attraverso le fraudolente "proposte di pace" di Chiang Kai-shek concordate con gli americani, avrebbe non solo messo in pericolo la vittoria dell'ELP e del PCC, ma avrebbe preparato la strada a un intervento militare delle potenze occidentali in Cina, che in quel momento non era ancora escluso. Un eventuale successo dell'imperialismo nell'immenso "continente" cinese avrebbe significato l'accerchiamento del nascente campo socialista (e, nella sua ampia visione internazionalista, Stalin tiene conto anche di questo).
Era dunque necessario far fallire il tentativo reazionario con una tattica accorta, che il carteggio che pubblichiamo illustra in modo esauriente. Alla fine, nonostante alcune iniziali incertezze e riserve, Mao Tse-tung accetta la tattica suggerita da Stalin, che indicava senza esitazioni l'obbiettivo a cui essa era finalizzata: "Continuate la vostra gloriosa guerra di liberazione".
Che il compagno Stalin avesse ragione, e che la rivoluzione cinese dovesse passare per la tappa democratica della guerra di liberazione nazionale antimperialista è storia. La prospettiva strategica di Mao Tse-tung, in quella tappa, era la stessa. Nel novembre 1948 egli aveva scritto: "Il compito del Partito Comunista Cinese è di unire le forze rivoluzionarie di tutto il paese, cacciare le forze aggressive dell'imperialismo americano, rovesciare il dominio reazionario del Kuomintang e fondare una repubblica popolare, democratica e unificata" (Forze rivoluzionarie di tutto il mondo, unitevi per combattere l'aggressione imperialista!, (in "Per una pace stabile, per una democrazia popolare", n. 21, 1948).
La Redazione di "Teoria e Prassi"
Il carteggio di J. V. Stalin con Mao Tse-tung, gennaio 1949
Dopo la capitolazione del Giappone nel 1945, si delineò una possibilità di giungere all'unificazione della Cina con mezzi pacifici. Il 10 ottobre 1945, nel corso dei colloqui di Chungking, fu firmata una serie di accordi fra i delegati del Kuomintang e quelli del Partito Comunista Cinese. Questi accordi prevedevano la cessazione delle ostilità militari tra le forze armate del Kuomintang e quelle del PCC, la legalizzazione delle attività del PCC e il riconoscimento delle sue forze armate come parte integrante dell'esercito cinese. Fu convocata un Conferenza Politica Consultiva a cui parteciparono tutti i partiti politici cinesi. Ma le decisioni della Conferenza Politica Consultiva, nel giorno di apertura della quale Chiang Kai-shek aveva promesso di porre fine al regime a partito unico del Kuomintang, di cessare la persecuzione degli elementi democratici e di convocare un'Assemblea Nazionale democraticamente eletta, non furono adempiute.
Nell'estate del 1946 il Kuomintang, appoggiato dagli Stati Uniti d'America che fecero sbarcare le loro truppe in Cina e fornirono al governo di Nanchino enormi quantitativi di armi, aerei e navi ed enormi quantità di generi alimentari e mezzi finanziari, ricominciò la guerra civile contro il Partito Comunista Cinese. Le truppe del PCC dovettero abbandonare i territori del Nord e del Nordovest che si trovavano sotto il loro controllo. Ma il crescente malcontento nei confronti della politica di oppressione del popolo cinese da parte del Kuomintang, la presenza delle truppe americane nel paese, il forte deterioramento delle condizioni economiche, la tirannia della cricca militare del Kuomintang, le tattiche difensive e le azioni di guerriglia condotte vittoriosamente dall'Esercito Popolare di Liberazione crearono, verso la fine del 1947, una situazione nella quale il Kuomintang, che aveva gettato contro l'EPL un esercito di tre milioni di uomini, si trovò ad aver perduto più di un terzo delle sue truppe.
Fra l'estate e l'autunno del 1948 le truppe dell'EPL inflissero una serie di pesanti sconfitte alle forze del governo di Nanchino. Dal settembre al novembre 1948 si svolse una delle tre più grandi operazioni militari dell'EPL contro le truppe di Chiang Kai-shek, la battaglia di Laoshen, nel corso della quale fu liberato l'intero territorio della Cina nordorientale. In quel periodo, un gran numero di soldati, ufficiali e generali dell'esercito governativo passarono volontariamente dalla parte dell'Esercito Popolare di Liberazione. Nel mese di novembre ebbe inizio l'operazione di Huai He, nella quale il Kuomintang perdette più di 555 000 uomini; nel dicembre l'ultima operazione - l'operazione di Bingquing - portò alla liberazione di tutta la Cina settentrionale.
Di fronte alle pesanti sconfitte militari e al fatto che le città di Nanchino e di Shanghai si trovavano direttamente minacciate dopo l'arrivo dell'Esercito Popolare di Liberazione sulla riva settentrionale dello Yangtze, Chiang Kai-shek - nel discorso di Capodanno pronunciato il 1° gennaio 1949 - propose una tregua al comando generale dell'EPL, nell'intento di ottenere un periodo di respiro e di rafforzare le sue difese.
Il Kuomintang cercò di "internazionalizzare" la sua "offensiva di pace". Il Ministero degli Esteri del governo di Nanchino si rivolse ai governi degli Stati Uniti, dell'Inghiterra, della Francia e dell'Unione Sovietica, chiedendo loro di farsi mediatori per una soluzione pacifica del conflitto tra il Kuomintang e il Partito Comunista Cinese.
La situazione internazionale nel 1948 era molto tesa. Sulla questione di Berlino i rapporti fra URSS e USA (appoggiati, questi ultimi, dall'Inghilterra e dalla Francia) si erano deteriorati ("Crisi di Berlino").
A partire dalla fine del 1945, negli Stati Uniti vennero presi in considerazione alcuni piani per attaccare l'Unione Sovietica con l'impiego di bombe atomiche, di cui gli Stati Uniti erano allora gli unici possessori. Secondo uno di questi piani, che aveva il nome in codice di "Drop Shot", gli USA pensavano di utilizzare le forze del Kuomintang e di altri regimi reazionari dell'Estremo Oriente, ai quali sarebbe stato fornito l'appoggio dell'aviazione e della marina americane partendo dalle basi USA in territorio giapponese e da altre basi militari "al di fuori della Cina continentale".
In questa complessa situazione internazionale, il governo sovietico, temendo il pericolo di un'interferenza militare USA nella guerra civile in Cina, decise di discutere con Mao Tse-tung la posizione che, secondo i dirigenti sovietici, sarebbe stato necessario assumere nei confronti della proposta del governo di Nanchino che sollecitava la mediazione dei quattro Stati per la cessazione delle ostilità militari fra le truppe del Kuomintang e l'Esercito Popolare di Liberazione cinese. I documenti tratti dall'Archivio del Presidente della Federazione Russa confutano chiaramente le fantasie sull' "indifferenza e lo scetticismo della dirigenza sovietica nei confronti del PCC", e la versione secondo la quale l'Unione Sovietica sarebbe stata contraria all'attraversamento dello Yangtze da parte dell'EPL e alla liberazione dell'intera Cina dalla dittatura del Kuomintang.
Accademico C. L. Tikhvinsky
N. 1
Telegramma 10 gennaio 1949 di J. V. Stalin a Mao
Tse-tung
Compagno Mao Tse-tung,
Il 9 gennaio abbiamo ricevuto una nota del governo di Nanchino contenente una proposta al governo sovietico di farsi mediatore fra il governo di Nanchino e il Partito Comunista Cinese sulla questione della cessazione delle ostilità e per la conclusione della pace. Contemporaneamente, un'analoga proposta è stata inviata ai governi degli USA, dell'Inghilterra e della Francia. Il governo di Nanchino non ha ancora ricevuto risposta da questi governi. Neppure il governo sovietico ha finora risposto. In ogni caso, è ovvio che le proposte del governo [di Nanchino] sono state dettate dagli americani. Queste proposte mirano a far apparire il governo di Nanchino come fautore della fine della guerra e della conclusione della pace, e a bollare il Partito Comunista Cinese come fautore della guerra se esso si rifiutasse di avviare negoziati di pace con gli uomini di Nanchino. Stiamo pensando di rispondere in questo modo: Il governo sovietico è sempre stato, e continua ad essere favorevole alla cessazione della guerra e alla conclusione della pace in Cina. Ma, prima di dare il suo consenso alla mediazione, desidera sapere se l'altra parte - il Partito Comunista Cinese - è d'accordo di accettare la mediazione dell'URSS. In vista di ciò, l'URSS desidera che all'altra parte - il Partito Comunista Cinese - sia data notizia dell'iniziativa di pace del governo cinese e che gli sia chiesto se dà il suo consenso alla mediazione dell'URSS. Pensiamo di rispondere così, e vi chiediamo di farci sapere se siete d'accordo. Qualora non siate d'accordo, suggerite voi un'altra risposta.
Del pari, noi pensiamo che la vostra risposta, se vi sarà richiesta, dovrebbe essere all'incirca la seguente.
Il Partito Comunista è sempre stato favorevole alla pace in Cina, perché la guerra civile in Cina non è stata cominciata dal Partito Comunista, ma dal governo di Nanchino, che dev'essere considerato responsabile delle conseguenze della guerra. Il Partito Comunista Cinese è pronto ad avviare negoziati con il Kuomintang, ma senza la partecipazione di quei criminali di guerra che hanno scatenato la guerra civile in Cina. Il PCC è favorevole a colloqui diretti con il Kuomintang senza mediatori stranieri. In particolare, per quanto riguarda la mediazione, il PCC ritiene che potenze straniere le quali hanno preso parte alla guerra civile usando la loro aviazione e la loro marina contro l'Esercito Popolare di Liberazione cinese, non siano un potere che possa essere riconosciuto neutrale e obbiettivo nel compito di porre fine alla guerra in Cina.
Pensiamo che questa dovrebbe essere, all'incirca, la vostra risposta. Se non siete d'accordo, fateci sapere la vostra opinione.
Per quanto riguarda la vostra visita a Mosca, siamo del parere - date le circostanze sopramenzionate - che voi dobbiate, purtroppo, rinviare ancora per qualche tempo la vostra partenza, poiché in tali circostanze la vostra visita a Mosca sarebbe utilizzata dai nemici per screditare il PCC, presentandolo come una forza che fa assegnamento su Mosca e dipende da Mosca. Ciò, naturalmente, è svantaggioso per il PCC e anche per l'URSS.
In attesa di una vostra risposta
Fillipov
N. 2
Continuazione e fine, in data 11 gennaio 1949, del
precedente telegramma di J. V. Stalin a Mao Tse-tung.
Come è evidente da quanto è detto sopra, la nostra bozza della vostra risposta alla proposta del Kuomintang mira al fallimento dei negoziati di pace. E' chiaro che il Kuomintang non opterà per i negoziati di pace senza la mediazione di potenze straniere e, in modo specifico, senza la mediazione degli Stati Uniti d'America. E' altrettanto chiaro che il Kuomintang non vorrà condurre negoziati di pace senza la partecipazione di Chiang Kai Shek e di altri criminali di guerra.
Perciò noi calcoliamo che il Kuomintang rifiuterà i negoziati di pace alle condizioni poste dal PCC. Di conseguenza, risulterà che il PCC è pronto a intavolare negoziati di pace, e non potrà quindi essere rimproverato di aver contribuito alla continuazione della guerra civile. Il Kuomintang sarà visto come colpevole di aver fatto fallire i negoziati di pace. Così la manovra pacifista del Kuomintang e degli USA fallirà e voi potrete continuare la vostra gloriosa guerra di liberazione.
In attesa di una vostra risposta
Fillipov
N. 3
Telegramma di Mao Tse-tung a J. V. Stalin in data 13
gennaio 1949
Compagno Fillipov,
Ho ricevuto il vostro telegramma in data 10 gennaio.
1. Noi riteniamo che, in relazione alla nota del governo di Nanchino contenente la proposta all'URSS di interporre la sua mediazione per la fine della guerra civile in Cina, il governo dell'URSS dovrebbe rispondere nel modo seguente:
Il governo dell'URSS ha sempre desiderato, e continua a desiderare, una Cina democratica e pacifica. Tuttavia, in che modo debbano essere conseguite la pace, la democrazia e l'unità della Cina è cosa che riguarda esclusivamente il popolo cinese. Il governo dell'URSS, basandosi sul principio di non interferenza negli affari interni degli altri paesi, considera inaccettabile la sua partecipazione alla mediazione fra le due parti nella guerra civile in Cina.
2. Noi riteniamo che gli USA, l'Inghilterra e la Francia, e in modo particolare gli USA, siano estremamente desiderosi di partecipare alla mediazione per porre fine alla guerra civile in Cina e di conseguire, in tal modo, il loro obbiettivo - la restaurazione del potere del Kuomintang; ma i governi di questi Stati, e in particolare il governo degli USA, hanno perduto autorità fra il popolo cinese ; oltre a ciò, le vittorie dell'EPL in tutto il paese e la perdita del potere da parte del Kuomintang sono già divenuti un fatto evidente agli occhi di tutti. Non è chiaro se essi vogliano continuare a sostenere il governo di Nanchino e continuare, quindi, ad attaccare l'EPL.
Solo l'URSS gode di un'altissima autorità fra il popolo cinese; se, dunque, nei confronti della nota del governo di Nanchino, l'URSS assumerà la posizione delineata nel vostro telegramma del 10 gennaio 1949, allora gli USA, l'Inghilterra e la Francia arriveranno alla conclusione che la loro partecipazione è doverosa, e ciò determinerebbe una situazione di cui il Kuomintang potrebbe approfittare per screditarci come guerrafondai. E le larghe masse popolari che sono insoddisfatte del Kuomintang e sperano in una prossima vittoria dell'Esercito Popolare di Liberazione si scoraggerebbero.
Perciò, se l'URSS, considerando nel loro complesso gli interessi delle relazioni internazionali, vorrà assumere, nella sua risposta alla nota, la posizione che noi stiamo suggerendo, allora sarebbe nostro grande desiderio che voi approviate le nostre proposte. Se compirete questo passo, ci sarete di grande aiuto.
3. Se sia possibile consentire agli uomini del governo di Nanchino, compresi i criminali di guerra, di partecipare a negoziati di pace con noi , è questione sulla quale abbiamo bisogno di riflettere ancora. Attualmente siamo inclini ad assumere la seguente posizione: affinchè il popolo cinese possa conseguire rapidamente una vera pace è necessaria la resa incondizionata del governo di Nanchino.
E' stato il governo di Nanchino a dare inizio alla guerra, e in questo modo ha commesso un grande crimine. Il popolo non ha più fiducia in lui. Per la più rapida fine della guerra e per il conseguimento della pace, il governo di Nanchino deve trasferire il potere al popolo. Non ha più alcuna giustificazione per mantenersi al potere.
Noi riteniamo che, se attualmente conducessimo delle trattative con Jian Jijun, Shao Litsi e altri uomini del genere, e formassimo con loro un governo di coalizione, questo sarebbe proprio quello che il governo USA desidera vedere. Ma ciò susciterebbe grande sconcerto nel popolo cinese, nei partiti democratici, nelle organizzazioni popolari, in alcuni settori dell'EPL e persino nei militanti di base del Partito Comunista Cinese, e danneggerebbe seriamente la nostra posizione, in virtù della quale noi siamo dalla parte giusta.
A partire dal luglio 1947, stiamo considerando con grande prudenza ed attenzione il carattere illusorio dei colloqui che il governo USA e il Kuomintang dovranno inevitabilmente tenere nell'eventualità della sconfitta militare di quest'ultimo, e il grado di influenza che questa illusorietà potrà avere sul popolo cinese.
Siamo profondamente preoccupati della possibilità che questo carattere illusorio abbia grande influenza sulla popolazione, e ci costringa a compiere una capriola politica, cioè a non respingere la proposta di conversazioni col Kuomintang. Rinvieremo la formazione del governo di coalizione. La ragione principale è questa: fare in modo che gli americani e gli uomini del Kuomintang mettano in tavola le loro carte migliori, mentre noi scopriremo le nostre all'ultimo momento.
Recentemente abbiamo pubblicato una lista di criminali di guerra: 45 persone. Questo non è stato fatto ufficialmente (un articolo di un giornalista). L'EPL non ha ancora emesso alcun ordine di arresto di questi criminali di guerra.
Il 1° gennaio Chiang Kai-shek ha avanzato la sua proposta di pace. Abbiamo risposto non ufficialmente (un articolo di un giornalista).
In breve, abbiamo lasciato aperti alcuni punti per successivi cambiamenti, al fine di verificare come il popolo cinese e la comunità internazionale reagiranno agli ingannevoli colloqui di pace del Kuomintang.
Attualmente siamo inclini a respingere giustamente l'ingannevole proposta di pace del Kuomintang, perché il rapporto di forze in Cina ha ormai subìto un cambiamente radicale, oltre al fatto che anche la comunità internazionale non è favorevole al governo di Nanchino: l'Esercito Popolare di Liberazione può quest'anno attraversare lo Yangtze e attaccare Nanchino.
Chiaramente, non ci si può chiedere di condurre nuovamente una manovra politica aggirante. Nell'attuale situazione, eseguire una simile manovra aggirante è più dannoso che utile.
4. Vi ringrazio di aver chiesto la nostra opinione su un problema così importante. Se non siete d'accordo con l'opinione che vi ho sopra esposto, o se avete qualche cambiamento da fare, vi chiedo di farmelo sapere.
12 gennaio 1949
Mao Tse-Tung
N. 4
Telegramma in data 14 gennaio di J. V. Stalin a Mao
Tse-tung
Compagno Mao Tse-tung,
Ho ricevuto il vostro lungo telegramma relativo alla proposta di pace di Nanchino.
1. Naturalmente, sarebbe meglio se la proposta di pace del governo di Nanchino non esistesse, se tutta la manovra pacifista degli USA non esistesse. E' chiaro che questa manovra non è desiderabile, poiché può nuocere alla nostra causa comune. Malauguratamente, tuttavia, la manovra è un fatto, e non possiamo chiudere gli occhi dinanzi ad essa: dobbiamo prenderla in considerazione.
2. Indubbiamente la pace proposta dagli uomini di Nanchino e dagli USA è una manifestazione della politica delle illusioni. In primo luogo, perché gli uomini di Nanchino non vogliono nessuna pace col Partito Comunista, in quanto la pace col Partito Comunista significherebbe il rifiuto della politica di annientamento del Partito Comunista e del suo esercito, e questo rifiuto condurrenèbbe alla morte politica dei dirigenti del Kuomintang e al completa disorganizzazione delle truppe del Kuomintang. In secondo luogo, perché essi sanno che il Partito Comunista non accetterà la pace col Kuomintang, perché non può abbandonare la sua fondamentale politica di annientamento del Kuomintang e del suo esercito.
Cosa vogliono, in fin dei conti, gli uomini di Nanchino? Non vogliono la pace col Partito Comunista, ma un armistizio con esso, una temporanea cessazione delle ostilità per ottenere un periodo di respiro, mettere ordine nel proprio esercito, ricevere armi dagli Stati Uniti d'America, accumulare forze e poi rompere l'armistizio e attaccare l'Esercito Popolare di Liberazione dopo aver accusato il Partito Comunista di aver rotto i colloqui di pace. Essi vogliono, come minimo, impedire al Partito Comunista di annientare l'esercito del Kuomintang.
E' questa l'essenza dell'attuale politica di inganno portata avanti dagli uomini di Nanchino e dagli USA.
3. Come rispondere a queste manovre degli uomini di Nanchino e degli USA? Due opzioni sono possibili. La prima è respingere le proposte di pace degli uomini di Nanchino e dichiarare apertamente la necessità di continuare la guerra civile. Ma questo che cosa significa? Significa, anzitutto, che voi scoprite la vostra briscola principale, e mettete nelle mani del Kuomintang un'arma così importante come la bandiera della pace. In secondo luogo, significa che date un aiuto ai vostri nemici in Cina, e - al di fuori della Cina - presentate in modo irriguardoso il Partito Comunista come fautore della guerra civile ed elogiate il Kuomintang come sostenitore della pace. In terzo luogo, ciò significa che date agli USA la possibilità di manipolare l'opinione pubblica europea e americana nel senso che la pace è impossibile col Partito Comunista perché esso non vuole la pace, e che il solo mezzo per ottenere la pace in Cina è quello di organizzare un intervento armato delle potenze in Cina simile all'intervento che fu condotto in Russia nei quattro anni dal 1918 al 1921.
Noi pensiamo che una risposta chiara e netta sia giusta quando si ha a che fare con gente onesta. Ma, se si ha a che fare con delle canaglie come gli uomini di Nanchino, una risposta chiara e netta può essere pericolosa.
E' possibile, tuttavia, una seconda risposta. A) riconoscere che il conseguimento della pace in Cina è un obbiettivo desiderabile; b) i colloqui dovrebbero aver luogo fra le due parti senza intermediari stranieri, perché la Cina è un paese indipendente e non ha bisogno di intermediari stranieri; c) i colloqui dovrebbero aver luogo fra il Partito Comunista e il Kuomintang come partito, e non come governo che è colpevole di condurre la guerra civile e, per questa ragione, ha perduto la fiducia del popolo; d) non appena le due parti abbiano raggiunto un accordo sul problema della pace e della direzione politica della Cina, le azioni militari debbono cessare.
Può il Kuomintang accettare queste condizioni? Noi pensiamo di no. Ma se il Kuomintang non le accetta, la gente capirà che colpevole della continuazione della guerra è il Kuomintang, non il Partito Comunista. In tal caso, la bandiera della pace continuerà a restare nelle mani del Partito Comunista. Questa circostanza è particolarmente importante ora che in Cina è emersa una maggioranza che è stanca della guerra civile ed è pronta ad appoggiare coloro che difendono la pace.
Ma ipotizziamo l'incredibile, e supponiamo che il Kuomintang accetti queste condizioni. Quale dovrà essere il piano d'azione del Partito Comunista?
Sarà necessario, in primo luogo, non interrompere le azioni militari, creare degli organismi del governo centrale di coalizione con l'obbiettivo che i tre quinti dei seggi nel Consiglio Consultivo e due terzi dei portafogli ministeriali nel governo vadano al Partito Comunista, mentre il resto dei seggi e dei ministeri sia distribuito fra gli altri partiti democratici e il Kuomintamg.
E' necessario, in secondo luogo, che le cariche di Primo ministro, Comandante in capo e, se possibile, Presidente vadano ai comunisti.
E' necessario, in terzo luogo, che il Consiglio Consultivo dichiari che il governo di coalizione così creato è il solo governo della Cina e che qualunque altro governo che pretenda al ruolo di governo della Cina sarà considerato ribelle, formato da un gruppo di impostori che dovranno essere soppressi.
E' necessario, infine, che il governo di coalizione ordini alle vostre forze armate e a quelle del Kuomintang di prestare giuramento di fedeltà al governo di coalizione, e che le azioni militari contro le truppe che hanno prestato questo giuramento cessino immediatamente, mentre le azioni militari continueranno contro le truppe che si siano rifiutate di prestarlo.
E' molto dubbio che il Kuomintang accetti queste misure. Ma se essi non lo faranno, sarà peggio per loro, perché alla fine rimaranno isolati e queste misure saranno adottate anche senza gli uomini del Kuomintang.
4. E' questo il nostro punto di vista su questo problema, e questi sono i nostri suggerimenti. E' possibile che, nel precedente telegramma il nostro parere non sia stato espresso con chiarezza e in modo particolareggiato.
Vi chiediamo di esaminare i nostri suggerimenti come suggerimenti che non vi obbligano a fare alcunché, e che potete accogliere o respingere. Potete essere sicuri che un mancato accoglimento dei nostri suggerimenti non influirà in alcun modo sui nostri rapporti, e che continueremo ad essere gli stessi amici di sempre.
Per quanto riguarda la nostra risposta alla proposta di mediazione che ci è stata rivolta dagli uomini di Nanchino, essa sarà stilata secondo i vostri desideri.
Insistiamo, tuttavia, sull'opportunità di rinviare la vostra visita a Mosca, perché la vostra presenza in Cina è assolutamente necessaria in questo momento. Se volete, possiamo inviare immediatamente un membro responsabile dell'Ufficio Politico da voi a Harbin o in qualche altro luogo, per dei colloqui sui problemi che vi interessano.
14 gennaio 1949
Fillipov
N. 5
Telegramma di Mao Tse-tung a J. V. Stalin in data 14
gennaio 1949
Compagno Fillipov,
1. Ho ricevuto con piacere il vostro telegramma supplementare dell'11 gennaio. Sull'orientamnento fondamentale (no ai larghi negoziati con il Kuomintang, continuazione della guerra rivoluzionaria fino in fondo) siamo perfettamente uniti.
Oggi abbiamo pubblicato le otto condizioni in base alle quali noi accettiamo di condurre i negoziati di pace con il Kuomintang. Queste condizioni sono da noi indicate per controbattere le cinque condizioni reazionarie indicate da Chiang Kai-shek nella sua proposta di pace del 1° gennaio.
Alcuni giorni fa gli americani hanno cercato di sondare la nostra opinione, chiedendoci se saremmo disposti a intavolare negoziati di pace con il Kuomintang senza la partecipazione dei 43 criminali di guerra. Perciò una sola condizione minima, cioè la partecipazione ai negoziati di pace senza i criminali di guerra, non è più sufficiente per far fallire il complotto dei negoziati di pace ordito dal Kuomintang.
2. […]4
3. Dopo la pubblicazione delle proposte di pace del Kuomintang, nelle zone sotto il suo controllo è nata una grande agitazione: la gente chiede in modo massiccio la pace e si duole del fatto che le condizioni indicate dal Kuomintang sono estremamente rigide.
Gli organi di propaganda del Kuomintang stanno cercando di spiegare perché è necessario per il Kuomintang difendere il proprio status giuridico e conservare l'esercito. Siamo del parere che lo scompiglio nel Kuomintang sia destinato ad aumentare.
14 gennaio 1949
Mao Tse-tung
N. 6
Telegramma di J. V. Stalin a Mao Tse-tung
Compagno Mao Tse-tung,
Abbiamo appena ricevuto il vostro ultimo breve telegramma, dal quale appare chiaro che è stata raggiunta fra noi un'unità di vedute sul problema delle proposte di pace degli uomini di Nanchino, e che il Partito Comunista Cinese ha già dato inizio alla campagna di "pace". La questione può, dunque, considerarsi esaurita.
15 gennaio 1949
Fillipov
N. 7
Risposta del governo sovietico al memorandum del
governo di Nanchino ("Izvestia", 18 gennaio 1949).
L'8 gennaio il Ministero degli Esteri cinese ha inviato all'ambasciata dell'URSS in Cina un memorandum contenente la richiesta al governo sovietico di fungere da intermediario nei negoziati di pace fra il governo cinese e il Partito Comunista Cinese. L'ambasciatore sovietico fu informato che il governo cinese aveva rivolto un'analoga richiesta ai governi degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e della Francia.
Il 17 gennaio il Viceministro degli Esteri dell'URSS, compagno A. Y. Vishinsky, ha ricevuto l'ambasciatore cinese in URSS, signor Fu Bin Chang, e gli ha consegnato la risposta del governo sovietico nella quale si osserva che il governo sovietico aderisce costantemente al principio della non interferenza negli affari interni di altri paesi, e non ritiene opportuno assumersi la mediazione di cui si parla nel memorandum.
Nella sua risposta il governo sovietico osserva che il ripristino dell'integrità della Cina come paese democratico e amante della pace è questione che riguarda il popolo cinese, e che questa integrità può con maggiore probabilità essere raggiunta attraverso colloqui diretti bilaterali tra le forze interne, senza interferenze esterne.
"Rapporti cino-sovietici 1911-1957", Raccolta di documenti, Mosca 1959, p. 200.
Note:
1. In questo carteggio, per motivi di segretezza, Stalin usò lo pseudonimo di Fillipov.
2. Nelle memorie del diplomatico e scrittore cinese Shi Zhe si afferma erroneamente: "Nel dicembre 1948 la parte sovietica ci inviò una lettera che il governo sovietico aveva ricevuto dal governo del Kuomintang. Essa chiedeva al governo sovietico di sistemare la disputa fra il KMT e il PCC, di porre fine alla guerra civile… Il governo sovietico ci consegnò l'originale (il testo russo) della lettera senza alcun commento" (Ricordi di Shi Zhe, in "Zheniu", 1988, n. 5. La traduzione russa è pubblicata in "Problems of the Far East", 1989, n. 1, pp. 139-48; la citazione è a p. 141).
3. Jian Jijun e Shao Litsi erano già stati autorizzati nel 1946 dal governo di Nanchino a condurre conversazioni con i rappresentanti del PCC. Ma questi colloqui, che si svolsero con la mediazione del generale Marshall, furono rotti da Chiang Kai-shek.
4. In questo paragrafo venivano discusse le ulteriori operazioni fra la stazione radio del PCC e Mosca; perciò il paragrafo è omesso.
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